mercoledì 23 marzo 2011

Un po' di fantasia ...

Sono sui campi di gara da 38 anni, e sono stanco di partecipare sempre alle stesse gare.
Gare sempre intese come una bella fila di paglioni con davanti una bella fila di arcieri che tirano. Si contano i punti, si fa la classifica, si fa una premiazione come sempre poco partecipata e poi tutti a casa, fino alla prossima.
Vero che la serietà di uno sport si misura dal numero di anni di esistenza del suo regolamento attuale, e se il calcio ormai supera di gran lunga i 100 anni, il tiro con l’arco arriva a poco più di 50 con la sola gara FITA Round a 4 distanze. Tutte le altre gare FITA di ogni tipo hanno vita molto più breve, fino ad addirittura allo zero anni assoluti della nuova gara 50 mt + Match round a 15 frecce che verrà utilizzata ai Mondiali di Torino 2011 direttamente senza mai essere stata utilizzata prima di quest’anno.
E’ chiaro che la FITA, nella sua ossessiva ricerca di una formula di gradimento televisivo, è ormai arrivata alla variazione continua ed assoluta dei regolamenti di ogni tipo di gara spesso addirittura senza apparente motivo o spiegazione.  L’aggiornamento degli arbitri ai regolamenti è diventata oggi una necessità trimestrale, quando fino a pochi  anni fa i regolamenti FITA potevano variare per statuto solo ogni due anni e dovevano essere comunque testati per almeno un anno prima di essere introdotti ufficialmente; ora  le variazioni vengono introdotte addirittura durante la stessa stagione in corso, tra una gara dello stesso tipo e un’altra, come successo per il Compound più volte nel 2010, con confusione e smarrimento generalizzati.

Ma tutto questo fervore nel variare continuamente i regolamenti ha portato qualcosa al movimento arcieristico mondiale, a parte costi organizzativi sempre crescenti?

Se ci si astrae un attimo dalle consuetudini e si da una occhiata a cosa succede realmente, si scopre purtroppo che il tentativo di scimmiottare i regolamenti degli eventi mondiali maggiori della FITA anche a livello minimo locale ha solo portato ad abbandoni del nostro sport a livello di base.
Già lo scorso anno nell’articolo La corazzata Potiomkin ho sollevato il problema di proporre agli arcieri delle gare gradevoli e che potessero finalmente incentivare lo sviluppo del nostro sport, abbandonando le velleità di imitazione delle Olimpiadi anche a livello di garette locali.
In 38 anni e di in vari ruoli ricoperti, ho  personalmente tentato tantissime strade per far divertire gli arcieri sui campi di gara, qualche volta progettando gare  e manifestazioni ex-novo, altre adattando soluzioni  già esistenti alla realtà italiana o locale.
Qualche esempio:
-        Il Torneo del Galletto, nato nel 1976 e vero precursore delle gare a scontri diretti, tuttora organizzato dal mio club ogni inizio di Maggio. Ha visto nei momenti di massimo splendore oltre 220 partecipanti sulla linea di tiro e vincitori illustri come Leandro De Nardi, Guido Bonalumi e Michele Frangilli .
-        La 24 Ore di Castellanza, mutuata nel 1995 dalla 24 ore di Belfort, organizzata per sei edizioni fino al 2001, che raggiunse gli oltre 450 partecipanti nell’edizione finale del 2001
-        L’Olympic Round con Ripescaggio, sperimentato nel 2000 sia a Salice Terme che a Porec per evitare le eliminazioni delle teste di serie negli scontri diretti. Andò in congresso FITA nel 2001 ma non fu neppure votato. Funzionava, ma non era gradito.
-        Il 50 mt Match Round, da me progettato quando ero nel TAC della FITA su incarico di Jim Easton, allora presidente della FITA, che voleva una gara per club semplice che consentisse di allenare egli arcieri agli scontri diretti senza eliminarli. La gara è nel libro 5 della FITA ed è ancora organizzata specialmente in Italia, ma non ha avuto la diffusione sperata.
-        Il Triplo FITA in due giorni, che in prima edizione nel 2010 nonostante lo scetticismo generale ha visto tutti i partecipanti entusiasti e ben 30 record battuti tra Mondiali, Europei e Italiani.
-        La gara 5D , di introduzione al 3D Fita e aperta anche all’arco Olimpico, che verrà sperimentata l’8 Maggio 2011 a Castiglione Olona
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Nutro inoltre enorme ammirazione per gli ideatori ed organizzatori dei due maggiori eventi arcieristici mondiali: la gara di Las Vegas con oltre 1600 partecipanti  e quella di Nimes con oltre 1200 partecipanti.
Già, i due maggiori eventi arcieristici mondiali sono considerati tali per il numero di partecipanti e semmai per il montepremi complessivo in palio, non per il titolo che assegnano in sé.
Tanti partecipanti che portano tanti soldi che diventano tanti premi, in un ciclo positivo moltiplicatore che viene arrestato solo dalle dimensioni degli impianti.
Deprimente il confronto tra quello che dovrebbe esser l’evento Indoor più importante dell’anno in Europa, i Campionati Europei Indoor in Spagna con poco più di 200 partecipanti, e la gara di Nimes con gli  oltre 1200 partecipanti. Da un lato, costi altissimi di partecipazione e organizzazione e premi inesistenti, dall’altro una vera festa dell’arcieria a costo modesto per tutti  e premi per il 30% dei partecipanti. Evidentemente, una formula vecchia ed obsoleta contro il nuovo modo di vedere il tiro con l’arco nella realtà mondiale. Ed in un mondo in crisi economica, sperare di continuare a mungere denaro pubblico per spenderlo in organizzazione di gare che non si ripagherebbero mai da sole è pura follia.

Affezionati abitanti dell’Arcosfera, possibile che in Italia non si sia in grado di organizzare un evento arcieristico con migliaia di partecipanti, che si auto finanzi senza costare decine o centinaia di migliaia di euro alle stressate finanze nazionali , che sia pure di assoluto gradimento per i partecipanti e che faccia veramente parlare di sé?

Da anni sostengo che i nostri campionati nazionali indoor hanno il potenziale per trasformarsi in tale tipo di evento, ed il mio progetto di massima è stato proposto più volte all’attenzione della FITARCO, incontrando il solito, eterno muro di gomma .
Tre giorni, 3000 partecipanti, 50.000 Euro di montepremi … Non è solo un sogno, è una ipotesi realizzabile e per i dettagli ed una discussione approfondita vi rimando al topic specifico sul  Forum della CAM , ma questa è solo una delle possibilità.

Insomma, tutto si può fare, tutto si può realizzare e il tiro con l’arco ha bisogno assoluto dello sforzo di tutti nel superare gli schemi obsoleti attuali e proiettarsi il più in fretta possibile verso una crescita reale, che può venire solo dall’aumento del numero dei praticanti e non certo dall’inesistente o sporadico pubblico televisivo.

Ma per avere più praticanti e più partecipanti, signori miei, serve soprattutto un  po’ di fantasia…







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