Piove a dirotto, e il 900 round deve ancora iniziare. Scarichiamo tenda, archi e ammennicoli vari sotto la pioggia battente. Non siamo certo entusiasti, la giornata si prennauncia dura e bagnata, ma la regola è che quando ci si iscrive ad una gara, poi si partecipa, non importa come è il tempo.
Incrociamo il Campione che è al momento allenatore della nazionale giovanile di tiro con l’arco. Si rivolge ai due ragazzi con me, che sono nei gruppi nazionali, e dice loro: “ non importa che tempo fa, se volete diventare campioni dovete imparare ad essere cattivi con voi stessi”.
È una grande frase, che mi rimane da sempre nella mente , e da allora è rimasta nella mente anche di uno dei due giovani, mio figlio Michele.
L’anno è il 1991, uno dei due giovani è Michele Frangilli , il Campione è il grandissimo Giancarlo Ferrari.
La gara finisce con Michele, ancora Allievo, primo assoluto a 824, ed il sottoscritto primo Senior a 800 giusti, dentro ad una bufera di acqua e vento ai 40 metri e con il 50% di ritirati dalla gara stessa.
L’episodio mi è tornato alla mente recentemente, sentendo quanto si lamentano i cosiddetti giovani atleti dei nostri giorni, in particolare del giovanile, quando sentono parlare di dover affrontare dei FITA o addirittura dei doppi FITA , magari sotto l’acqua o con il caldo. Si lamentano loro, si lamentano per loro genitori e tecnici, e le gare quindi, se piove o fa troppo caldo, vanno semi deserte.
Non parliamo poi del dover tirare “troppo”…
La mia vecchia regola come allenatore, che suona più o meno “un FITA al giorno toglie i 1300 di torno”, sembra una eresia ai giovani arcieri ed ai loro apprensivi protettori.
Sento parlare di cicli di carico e di scarico, di programmazione dell’allenamento e di non tirare il giorno prima della gara in particolare sempre e soltanto da persone che avrebbero bisogno di tirare non solo il giorno prima della gara, ma anche la notte prima, se fosse possibile, tanto poco tirano abitualmente.
Tirano 60 frecce al giorno magari tre sole volte a settimana , ma ambiscono al posto nella squadra regionale, o addirittura nelle squadre nazionali, e nessuno ha il coraggio di dire loro quell’unica frase frase che veramente loro serve: “se non siete cattivi con voi stessi, non diventerete mai campioni”
Grazie Giancarlo, per quella frase di tanti anni fa!