lunedì 28 dicembre 2009

Buon Anno all'Arcosfera!

Lo so, vi aspettavate la seconda parte di Ecosistema …


Ma, mi sono detto, non ho fatto gli Auguri di Natale ai lettori di Arcosfera, e non posso saltare anche gli auguri di Buon Anno!
Eccomi qui, quindi, ad augurare a tutti i lettori, amici e non , un Buon 2010!
Il 2010 sarà un anno di transizione per le competizioni nell’Arcosfera, senza Mondiali Targa e Indoor e con il vertice dell’attività nei Mondiali di Campagna e nelle prime Olimpiadi Giovanili. Ma sarà anche l’anno che porterà alla definizione della nuova formula di gara Hit and Miss per il Compound e alla ulteriore differenziazione tra gare locali e gare internazionali, e sarà l’anno di tante nuove “prime” e “ultime” volte!
Voglio quindi utilizzare l’occasione per fare un po’ di auguri specifici:
  • Auguri ai Giovani arcieri di tutto il mondo, che per la prima volta vedranno i Cinque Cerchi da vicino!
  • Auguri ai tiratori Compound, che per l’ultima volta vedranno il 70 mt nelle gare Internazionali!
  • Auguri ai tiratori Master, che per la prima volta tireranno alle distanze degli Allievi!
  • Auguri a tutti gli arcieri di alto livello, che per la prima volta tireranno gli scontri con il Set System nel Targa
  • Auguri a tutti gli arcieri di alto livello che per l’ultima volta tireranno l’Olympic Round a eliminazione diretta al chiuso
  • Auguri a tutti gli arcieri di alto livello, che per la prima vota tireranno alternati a 20secondi
  • Auguri a tutte le squadre di alto livello, che per la prima volta tireranno ufficialmente anche a Squadre Miste uomo+donna
  • Auguri ai tiratori Compound di alto livello, che per la prima volta tireranno sui bersagli Hit and Miss
  • Auguri agli arcieri dei Mondiali Universitari, che per la prima vota tireranno a squadre con il Set System
  • Auguri ai Giovani Arbitri Internazionali, che per la prima volta arbitreranno le Olimpiadi Giovanili
  • Auguri ai 19enni ed ai 20enni, che per la prima volta gareggeranno a livello internazionale come Junior
  • Auguri ai 17enni, che per la prima volta gareggeranno a livello internazionale come Allievi
  • Auguri agli organizzatori di Rovereto 2010, che per la prima volta gestiranno un Europeo Targa,
  • Auguri ai nuovi National Coach di Gran Bretagna, Italia e Ungheria, che per la prima volta gestiranno le loro squadre in gara (magari per Suk non è proprio la prima volta, ma auguri lo stesso!)
  • Auguri agli organizzatori del primo World Indoor Archery Challenge, che per la prima volta combinerà i risultati di Nimes e di Las Vegas in una unica super classifica indoor mondiale.
  • Auguri al Presidente e ai Consiglieri FITARCO, che per al prima volta si dovranno gestire un quantitativo di cambi regolamentari al di là dei picchi più alti dell’ultimo decennio, con tanti rischi di turbare l'ecosistema..
  • Auguri infine ai membri di tutti i nostri Gruppi Nazionali che affronteranno per la prima volta tante nuove situazioni.
Auguri ovviamente a tutti tesserati FITARCO, con la speranza che nel 2010 siano più attenti lettori e sostenitori di Arcosfera,  e infine un ricordo particolare per due grandi che ci hanno lasciato per sempre nel 2009:.
Karl Armin Henkel e Maria Rachele Testa.


Buon Anno all’Arcosfera !


martedì 22 dicembre 2009

Ecosistema /1

Più volte in diverse situazioni anche pubbliche ho definito l’insieme della norme , delle regole e delle consuetudini della FITARCO il nostro “ecosistema”.
Wikipedia definisce “ecosistema” come segue:

Il termine ecosistema si riferisce alle componenti combinate fisiche e biologiche di un ambiente. Un ecosistema è generalmente uno spazio all'interno dell'ambiente naturale in cui i fattori fisici (abiotici) del contesto, come le rocce e il suolo, funzionano insieme con gli organismi (biotici) interdipendenti, come le piante e gli animali, entro lo stesso habitat. Gli ecosistemi possono essere permanenti o temporanei. Gli ecosistemi di solito danno luogo ad un certo numero di reti alimentari.

Ovvio che il nostro “ecosistema arcieristico” non da luogo alla creazione di reti alimentari, salvo alle tradizionali grigliate sui campi di tiro, ma sicuramente l’interazione tra le norme (abiotiche) e gli arcieri (biotici) consente al sistema stesso di sviluppare fattori di crescita o di contrazione, come del resto può avvenire in qualsiasi contesto sociale governato da un set di leggi.
Una cosa comunque ferma in ogni ecosistema è che le modifiche alle relazioni all’interno dello stesso portano al cambiamento delle reti che si sviluppano dall’ecosistema, con l’accelerazione di alcune e la contrazione e magari morte di altre, ma che i trend di queste variazioni sono analizzabili esclusivamente sul lungo periodo e mai a livello istantaneo.
Il compito del creatore di norme quindi, nell’ecosistema arcieristico, è sempre quello di prevedere i probabili futuri sviluppi delle singole diramazioni che dipartono e ramificano dalla singola variazione introdotta nell’ecosistema stesso. Ovvio che alcune conseguenze alle variazioni sono immediate e subito percepibili, ma molte altre invece richiedono un grado di conoscenza dell’ecosistema e una percezione dell’insieme delle norme e delle loro interazioni con l’intero movimento FITARCO che non sono spesso molto immediate e richiedono una approfondita conoscenza dell’ecosistema arcieristico di riferimento.
La storia delle modifiche passate introdotte nell’ecosistema e dei loro effetti, sia livello internazionale che nazionale, diventano quindi la sola base per l’analisi delle influenze che le variazioni possono introdurre negli sviluppi futuri, ma le variabili in gioco, spesso non controllabili a priori, rendono qualsiasi livello di analisi, anche il più approfondito, una speculazione oltre la terza mossa di una partita a scacchi : qualcosa per maestri, e comunque sempre non infallibile.
Lasciando le disquisizioni teoriche, proviamo a fare qualche esempio di interventi nell’ecosfera arcieristica che derivano dal passato.
Nel 1998 la divisone Arco Nudo è ancora ammessa in Italia solo alle gare di Tiro di Campagna, e i risultati AN delle squadre nazionali sono in ribasso, per scarsa di disponibilità di ricambi di alto livello. Erano passati già 10 anni da quando il presidente Pagotto aveva “lasciato uscire” dalla FITARCO la maggior parte della componente Arco Nudo / Tiro Istintivo (che aveva fondato la FIARC) nell’ottica di migliorare l’immagine di Federazione Olimpica della FITARCO: un grande intervento nell’ecosistema, con l’obiettivo percepito di dare al tiro con l’arco una maggiore immagine sportiva, ma con il risultato sul lungo periodo di aver quasi portato all’estinzione il tiro Arco Nudo nella stessa FITARCO.
E’ proprio il sottoscritto che nel 1998 in Consiglio Federale solleva allora il problema, enfatizzando il fatto che una Divisionecome quella AN non poteva avere esclusivamente la stagione all’aperto a disposizione, se doveva mantenere una certa numerosità per garantire i ricambi alle squadre nazionali. Ed ecco che il Consiglio Federale decide di introdurre per il 1999 i Titoli Italiani Indoor Arco Nudo, dando con quella decisione il via al rilancio del tiro Arco Nudo in Italia.
Non era certo specifica intenzione degli allora consiglieri arrivare ad una situazione dove il tiro Arco Nudo, dieci anni dopo, sarebbe diventata la seconda Divisione per numerosità in Italia, anche superiore in numero a quella Compound. L’intenzione allora era di potenziare il settore “quanto bastava”, senza penalizzare troppo i numeri dell’Arco Olimpico, in particolare quelli giovanili, che dovevano e dovrebbero essere quelli che garantiscono il futuro della FITARCO come federazione Olimpica. Ma la variazione nell’ecosistema FITARCO non aveva tenuto conto dell’attivismo esasperato di alcuni “organismi” che erano in grado di annichilire altri intorno e spingere maggiormente le proprie possibilità di sopravvivenza e predominio rispetto ad altri, decisamente impreparati agli avvenimenti.
Oggi, dieci anni dopo, il problema che FITARCO deve affrontare è la necessità di apportare ulteriori correzioni al suo ecosistema, per evitare che lo stesso veda un ulteriore ridimensionamento della Divisione Compound, proprio mentre la stessa comincia ad avere, finalmente, prospettive Olimpiche, anche se ancora lontane nel futuro. Le prime avvisaglie dei cambiamenti si sono già avute lo scorso anno, con il ritorno delle squadre Nazionali Compound anche giovanili ad una partecipazione internazionale maggiore che non quella del recente passato (uno dei fattori che maggiormente influenzano l’ecosistema in direzione di una divisione rispetto all’altra). Ma incentivando ora nuovamente il settore Compound, non si rischia che in prospettiva nell’ecosistema le “cellule”del settore Olimpico subiscano una contrazione, attaccate da due lati, dalle “cellule” Arco Nudo (e le loro “mutazioni” 3D Long Bow e Istintivo) da un lato e dalle “cellule” Compound dall’altro? L’ecosistema FITARCO, organismo complesso, si basa in massima parte per il proprio sostentamento (finanziario) sulle “cellule” olimpico e sulla loro buona salute e “riproduzione” continua. Sono quelle le cellule che nell’ecosistema controllano la buona salute dell’intera FITARCO per tramite del flusso “sanguigno” dei finanziamenti CONI. Come detto, però, indicazioni definitive sull’efficacia degli interventi correttivi l’avremo probabilmente tra un minimo di 5 anni soltanto, e solo allora saranno possibili ulteriori eventuali variazioni correttive che saranno inevitabilmente introdotte a quel punto troppo tardi, in una direzione o nell’altra.

lunedì 14 dicembre 2009

Una Giustizia da riformare

State tranquilli, questa è arcosfera, non si parla di politica nazionale ma al massimo di politica federale Fitarco… Ma anche la Fitarco ha la sua bella Giustizia, lentissima, assolutamente non efficiente e sicuramente da riformare. Solo, lo notano al solito quelli che per un motivo o per l’altro sono costretti a rivolgersi alla stessa, pagando la relativa tassa di ricorso, e attendere.
Quanti arcieri o persino presidenti di società si sono mai degnati di leggere il regolamento di Giustizia Fitarco e cercare di capire come funziona o dovrebbe funzionare la giustizia Federale? Pochissimi, credete, e solo quando costretti dalle circostanze. E’ facile immaginare che persino all’interno del Consiglio federale una buona parte membri non abbiano mai letto il citato documento, immaginarsi tutti gli altri.
No, questo articolo non è un invito a leggere l’astruso documento, se non siete un avvocato o non avete ottime cognizioni di diritto, meglio lasciar perdere; ma a un invito a cercare di capire come dovrebbe funzionare la giustizia Fitarco e cosa occorrerebbe modificare per farla funzionare misura di arcieri e non di soli avvocati.
Il regolamento di Giustizia Fitarco degli anni della fondazione era semplicissimo e per un paio di decenni non variava: La Giustizia Federale era amministrata dal Collegio dei Probi Viri, eletto direttamente dall’assemblea, i cui giudizi erano finali e appellabili al solo Consiglio Federale. In una trentina di righe si definiva il tutto ed il tutto era chiarissimo a tutti.
Poi, lentamente, la trasformazione per l’inevitabile intervento degli uffici legali del CONI e delle continue richieste di adeguamento alla normativa CONI, clonata prima da quella del calcio e poi via via sempre più simile a quella definita dal Codice di Procedura Penale dello Stato Italiano.
Ecco quindi comparire anche in Fitarco le figure multiple della giustizia Calcistica: il Giudice Unico, il Procuratore Federale, la Commissione di Giustizia e la Commissione Unica di appello, che unica non è perché il grado successivo di giudizio prevede l’arbitrato presso il CONI:
Oggi, le trenta righe solo nello Statuto sono diventate le 27 pagine che potete tentare di comprendere al link seguente:
Regolamento di Giustizia FITARCO
 e la struttura di funzionamento, molto semplificando, dovrebbe essere la seguente:

1) Le infrazioni in gara segnalate dagli arbitri nel verbale vanno direttamente al Giudice Unico, che giudica e commina sanzioni, o le passa al Procuratore Federale per accertare l’ipotesi di reato.
2) I ricorsi alla commissione di Giustizia vanno prima al Procuratore Federale, che ne giudica l’ammissibilità prima di passarli alla Commissione di Giustizia
3) Il Procuratore Federale può anche indagare su fatti pubblicamente noti, per decidere se spassare l’argomento alla Commissione di Giustizia.
4) Un condannato dal giudice Unico o dalla Commissione di Giustizia può appellarsi alla Commissione Unica di Appello
5) I condannati dalla CUDA possono appellarsi al CONI
6) Ogni ricorso prevede il pagamento di una tassa alla FITARCO, rimborsabile in caso di vittoria nel ricorso.
7) Gli accusati ricevono sempre regolare “Avviso di Garanzia” che li informa di un procedimento a loro carico.
8) Gli accusati possono farsi rappresentare in giudizio da altri, in genere da un avvocato.
9) Accusati e testimoni sono obbligati a presentarsi alle udienze, salvo possibilità in alcuni casi di inviare memorie scritte.

Perfetto, non trovate? C’è tutto quello che serve per garantire la Giustizia e la Giusta Pena per i colpevoli, ma anche la difesa degli imputati e il diritto di appello. Esattamente come qualsiasi causa penale che si rispetti davanti alla magistratura vera. Purtroppo, proprio “esattamente”.
Un semplice giudizio sul solito scorretto che magari fa il furbo in gara e si “ritaglia” qualche punticino in più sullo score , che negli anni 80 veniva punito nel giro di una settimana con un educativa sospensione immediata diviene invece nel sistema attuale un processo interminabile gestito da avvocati di una parte e dell’altra, con presentazione di prove, testimoni e analisi specifiche affidate ad “esperti”, sempre sul filo dell’ammissibilità legale e del rischio di causa civile per danni o penale di per diffamazione.
Già, perché se magari vi sognate di denunciare qualcuno che “ruba i punti” agli Arbitri, e magari questi se ne accorgono pure loro ma non arrivano al giudizio con le prove “inequivacabili” necessarie, magari l’imputato viene assolto per “insufficienza di prove” e a quel punto magari voi vi beccate una bella denuncia vera per diffamazione e pure una causa civile per danni di immagine.
Quindi, sia per denunciare, che per testimoniare, che anche semplicemente per comparire, meglio aver un avvocato penalista al fianco, e uno di quelli bravi. Non da tutti e per tutte le tasche, purtroppo.

Sono intervenuto in assemblea generale Fitarco due anni fa invitando pubblicamente il Presidente e Consiglio Federale, proprio a seguito di un caso reale allora ben noto a tutti, a rimettere mano alla Giustizia Federale per riformarla almeno ad un livello di comprensibilità e di accesso da parte di tutti i tesserati e non solo dei loro avvocati e ad una efficienza maggiore nel perseguire i reati sportivi, in particolare magari ritornando a pretendere che i Giudici siano almeno a conoscenza delle normative e delle reali applicazioni delle stesse nel tiro con l’arco e non siano quasi tutti di pura estrazione legale avulsa dal mondo del tiro con l’arco
Tutti d’accordo in quell’occasione, con applauso dell’Assemblea, ma niente all’orizzonte dopo due anni, e intanto i personaggi sono cambiati, ma il lento e burosauresco funzionamento della giustizia Federale è rimasta la stesso, con vertenze che si trascinano spesso per anni anche in casi relativamente semplici.
Aneddoti di testimoni che sono più o meno sopravvissuti all’ordalia narrano dell’aver dovuto spiegare cosa fosse un punto di riga a giudici che non avevano mai visto un bersaglio e avere di ritorno obiezioni dell’avvocato della controparte che contestava la competenza del testimone arciere a spiegare la cosa ai non arcieri. Tanto per fare un esempio.

Separazione delle carriere e indipendenza del potere giudiziario da quello legislativo? È bene ricordare a tutti che il Giudice Unico, il Procuratore Federale e pure i membri della Commissione di Giustizia vengono nominati o revocati dal Consiglio Federale, e possono anche non essere tesserati (ovvero, non sapere nulla in partenza di tiro con l’arco e delle sue regole). Solo la Commissione Unica di Appello è rimasta di elezione assembleare ed ha l’obbligo del tesseramento, e questo esclusivamente per un intervento mio in opposizione, in una lontana assemblea starordinaria Fitarco che stava per fare di nomina pure quella. Ma anche i membri della Commissione Unica di Appello sono comunque ormai solo avvocati o magistrati “disponibili all’incarico” e tesserati alla bisogna, non più veri arcieri.
Correlando la giustizia sportiva a quella penale nazionale avremmo un Paese dove:
- I procuratori e i giudici dei primi gradi di giudizio sono tutti nominati direttamente dal Governo, che può ovviamente revocare loro il mandato in qualsiasi momento
- I Procuratori e i Giudici sono scelti eclusivamente tra coloro che hanno studiato legge in paesi diversi
- Non esiste difesa di ufficio di alcun genere per coloro che non si possono permettere un avvocato
Al confronto, la Giustizia Penale Italiana non avrebbe bisogno di riforme.

Vediamo invece di ricordarci tutti che la giustizia Fitarco è da riformare.

lunedì 30 novembre 2009

Centri, centrini e messia /2

I francesi invece di CTF ne hanno da anni almeno 5 o 6, con il più famoso ma non unico a Parigi, l’INSEP.
In effetti, a parte il famoso INSEP, gli altri sono più SF che CTF. Nei centri periferici vengono concentrati i giovani della regione che vogliono essere seguiti da tecnici qualificati e continuare comunque a frequentare gli studi. A Parigi invece si allenano in teoria solo i membri del gruppo nazionale di alto livello. Da precisare che in Francia, Tiro di Campagna e Indoor non fanno parte dell’attività di alto livello, che è solo quella targa.
Dopo anni di prestazioni targa disastrose, però, nel 2005 la federazione francese assume anche lei il suo messia, un allenatore Coreano proveniente dalle nazionali giovanili del suo paese e con ottime referenze. Ancora, la storia si ripete: il sistema pretende ora che gli atleti di livello ci trasferiscano a Parigi per essere tutti allenati dal nuovo allenatore. Alcuni lo fanno, alcuni rifiutano e vengono esclusi dalle squadre nazionali. Dopo un anno, quasi tutti quelli che si erano spostati su Parigi abbandonano e ritornano a casa, e a questo punto il sistema viene rivisto per consentire il confronto con gli atleti fuori dall’INSEP e per formare comunque squadre competitive. Nel 2007, fallita la qualificazione maschile a Pechino, il “messia” coreano, assunto in prospettiva 2012, viene licenziato, il sistema riaperto con trials nazionali per la formazione delle squadre e all’INSEP rimangono in pochissimi, con un tecnico francese.
L’Italia trova il suo primo “messia “ in Victor Sidoruk, assunto dopo l’oro a squadre maschili ottenuto dalla Spagna sotto la sua guida alle Olimpiadi di Barcellona del 92. La Fitarco non ha successi di rilievo nel Targa dai tempi di Ferrari, almeno 12 anni prima, e quella che era sulla carta una squadra formidabile con Parenti, Di Buò e Rivolta ha appena clamorosamente fallito alle Olimpiadi. Ma c’è l’allenatore e non il luogo dove allenare, e allora viene “costruito” utilizzando una parte delle strutture del centro Coni dell’Acquacetosa a Roma e di quello Coni di Riano.
Peccato però che quasi tutti gli alto livello in Italia abitassero ben lontani da Roma, e a quel punto si offrì un congruo gettone di presenza giornaliero a coloro che accettavano di trasferirsi a Roma per farsi allenare, che in vero non furono molti. A fine 94, Sidoruk dichiara di voler seguire solo la squadra maschile, e viene immediatamente identificato un nuovo “messia” per quella femminile: Dung Eum Suk, ex allenatore Coreano trasferitosi in Italia a seguito della moglie, cantante d’opera alla Scala di Milano, e che già collaborava con il settore giovanile.
Qui le cose si complicano, perché pure Suk vive a Milano, e quindi per far allenare da lui gente in teoria residente come CTF a Roma occorre mandare in trasferta tutti quanti, allenatore compreso. Parzialmente il problema viene ridotto iniziando ad utilizzare per i raduni del CTF anche Tirrenia, già sede dei raduni del settore giovanile. L’esperienza del CTF ufficialmente costituito e localizzato a Roma viene chiuso definitivamente nel 1998, quando Sidoruk lascia l’Italia, con qualche strascico di residenza "residua" di atleti all’Acquacetosa che si protrae fino al 1999. Suk invece viene fatto lasciare un anno prima, e scompare dall'ambiente arcieristico Italiano, ma viene richiamato poi ancora una volta nei ranghi federali nel 2002, nuovo messia del maschile, e vi rimane  fino a fine 2004. Intanto, di CTF in Italia non si sente più parlare fino al 2005, quando nasce il nuovo CTF Fitarco, prima localizzato a Tirrenia, poi a Varallo Pombia e oggigiorno a Cantalupa, ma temporanemente in trasferta da altre parti per impraticabilità del capannone per i 70 mt al chiuso, mal progettato e quindi ora in fase di ristrutturazione.
Ma il nuovo CTF Fitarco nasce senza alcun “messia” all’interno, tutto con tecnici di casa nostra, e quindi come convincere gli atleti di alto livello che ha un qualsiasi senso raggrupparsi lì per lunghi periodi? Ripristinando all’inizio i gettoni di presenza per chi ci sta e non dandoli a chi invece si allena a spese proprie a casa propria oppure, trovata più recente, “ordinando” agli atleti in forza alla Aeronautica Militare di presenziare ai raduni del CTF stesso  e i militari notoriamente devono solo “ubbidire” e dare risultati a comando, come tutti ben sanno). Non certo una soluzione brillante, in attesa di un nuovo messia di cui ferve per tre anni la ricerca a livello mondiale, recentemente intensificata dopo i risultati non proprio esaltanti dei mondiali Targa Junior e Senior 2009.
Intanto, in Gran Bretagna, il CTF è a Lilleshall, usuale centro di allenamento delle squadre inglesi di quasi tutti gli sport. La Federazione inglese è relativamente povera fino al 2004, e quindi non può permettersi se non un paio di atleti semi professionistici e nessuno residente. Ma nel 2004 Alison Williamson vince il Bronzo ad Atene e Londra è candidata per le olimpiadi del 2012. Il budget della federazione viene rapidamente moltiplicato per 4 e si decide che serve un vero CTF. Detto fatto, si offrono ottimi stipendi fino al 2012 ai migliori sei atleti inglesi (tre uomini e tre donne) per trasferirsi al CTF, e si assume il classico “messia”, che questa volta è proprio Dung Eum Suk, in arrivo dall’Italia dopo Atene . Bene, in questo raro caso gli atleti sono già i migliori, hanno ottimi e sonanti motivi per rimanere buoni al CTF e hanno pure un allenatore di rinomanza internazionale. Tutto perfetto?
Per nulla. Le cose procedono fino al 2008, ma la tanto attesa medaglia alle Olimpiadi di Pechino non c’è, e la federazione “riceve” dal comitato olimpico un nuovo “Performance Director” che decide che il messia è da cambiare,  si dice per non aver dato i risultati sperati nella gestione degli atleti ed in particolare  delle squadre in gara. Eliminato quindi Suk, riparte la ricerca ed è di questi giorni la notizia che il nuovo messia per la Gran Bretagna è l’americano Lloyd Brown, head coach USA con medaglie olimpiche sia ad Atlanta che a Sidney, messo da parte dalla federazione USA per far spazio al nuovo messia K.S. Lee. Lui e il CTF di Lilleshall devono durare ora meno di tre anni, e forse questa volta ce la faranno.
Ma, caso clamoroso e unico livello mondiale, ecco per la prima volta in scena Italia il terzo avvento di un messia già “eliminato” in precedenza per ben due volte. Visto che la Gran Bretagna ha licenziato Dung Eum Suk, ecco che la FITARCO con decisione incomprensibile in questi giorni lo riassume, gli riaffida il ruolo di salvatore della patria e del CTF/SF e ne fa il di nuovo, per la terza volta, il messia tanto atteso del suo CTF/SF più o meno reale. Un anuova favola ancora tutta da scrivere.
Mi vengono in mente molte altre storie di messia in vari paesi che perdono la loro santità dopo un po’ o non l’hanno mai avuta in patria e la riacquistano spostandosi in altre nazioni.
C’è un famoso allenatore Coreano che è meglio noto a tutti come “Coach Kim”, che è stato il primo national coach di Taipei per poi ritornare nel suo paese, ce n’è un altro sempre Coreano che era il coach della Cina, ed ora è tornato a seguire un business club in Corea, ce ne uno che allenava il Lussemburgo ed ora rappresenta una ditta di arcieria; c’è un Olandese che allenava l’Austria ma che da fine 2009 allenerà l’ Ungheria. C’è pure un italiano che allena l’Irlanda (oohps ..) e un altro che si occupa del Brasile, e c’è tale Mario Codispoti che avuto modo di allenare tre differenti nazioni in successione, Italia, Francia e Turchia, prima di ritirarsi in pensione. Messia di ogni origine per destinazioni di ogni genere: comunque sempre legati a CTF reali o virtuali.
Poi, tante altre storie di centri federali in tutte le parti del mondo, tutti con lo stesso identico problema: come fare ad esistere se nessun atleta di livello ci vuole stare ? Come fare a giustificare esistenza e costo al proprio Comitato Olimpico, se gli atleti stanno da altre parti?
Tutti alla ricerca del messia che li faccia esistere credibilmente, fino al successivo licenziamento del messia stesso e alla sua sostituzione, o alla chiusura del centro, tutti a ripetere l’infinita recita che rimane regolarmente senza finale, da sempre, anche se tutti in coscienza il finale vero lo conoscono perfettamente.
Centri, centrini, e messia compresi.

domenica 22 novembre 2009

Centri, centrini e messia /1

I bersagli non centrano, e i centri degli stessi neppure. Parliamo qui di CTF, ovvero di Centri Tecnici Federali, definizione che nasconde un po’ di tutto nel mondo arcieristico.
C’era una volta, molti e molti anni fa, l’idea che per rendere competitivo un gruppo di sportivi in qualsiasi disciplina occorresse rinchiuderli da qualche parte, vincolarli a regole precise, fornire loro un supporto tecnico adeguato e allenatori preparati, farli allenare con costanza per un lungo periodo e alla fine ottenere in cambio prestazioni sportive di assoluto livello. Era nato il concetto di Centro Tecnico Federale. Se poi lo stesso veniva applicato a sportivi in giovane età, ecco che si trasformava da Centro Tecnico Federale in Scuola Federale, che abbrevieremo in SF, pur rimanendo di fatto la stessa cosa: allenamento intensivo in batteria di atleti proiettabili verso l’alto livello.
Ci sono passati tutti gli sport in tutto il modo, da questi concetti di base, e molti sport in molti paesi sono ancora legati alla semplice concetto di pochi selezionati chiusi in un posto singolo ad allenarsi insieme per ottenere prestazioni di vertice. Ma in molti sport e molti paesi il concetto stesso sì è dimostrato fallimentare, ed in particolare nei paesi occidentali dove lo sport di alto livello nasce in isole indipendenti legate alle Società sportive e non in progetti centralizzati parastatali o/e militari.
E’ chiaro che se il gruppo di sportivi da formare ed allenare esiste solo a livello centrale e lì viene creato, finanziato ed allenato, il concetto di CTF o SF funziona da sempre: non ha alternative perché quello sport solo lì dentro esiste e può esistere in tutta la nazione.
Ben altra situazione si sviluppa quando il CTF/SF viene formato successivamente all’ottenimento di risultati da parte degli atleti che lo dovrebbero popolare.
I presupposto che atleti che già hanno avuto risultati agonistici di alto livello possano essere “migliorati” con la permanenza in un CTF è sottoposto ad innumerevoli limitazioni pratiche dovute alla eterogenea provenienza, tipo di formazione, livello di maturità tecnica e disponibilità di tempo degli atleti stessi.
Un gruppo inserito in un CTF deve, per sua natura, avere la massima omogeneità delle caratteristiche sopra esposte per poter essere allenato e migliorato attivamente come gruppo, mentre questo requisito essenziale non è invece praticamente mai presente.
Se almeno le caratteristiche di disponibilità di tempo e di tipo di formazione degli atleti sono omogenee, il sistema che li dovrà allenare potrà adattare il livello specifico degli allenamenti alla maturità tecnica dei singoli. Ma se queste due caratteristiche non sono omogenee, il sistema dovrebbe in pratica gestire solo un insieme completamente slegato di casi singoli non coordinabili tra di loro, e non potrebbe assolutamente funzionare, salvo forzature immaginifiche.
In presenza di atleti completamente disomogenei tra di loro, il sistema ha due sole possibilità teoriche di reggere: la completa indipendenza dei singoli atleti nella propria gestione, ovvero la cancellazione pratica del sistema di lavoro omogeneo, oppure la costrizione pratica dei partecipanti ad adeguarsi alle regole di lavoro comune, che porta comunque inevitabilmente a stabilire tali regole al minimo comune multiplo, ovvero adeguate al livello più basso presente nel gruppo e a generare l’abbandono da parte degli atleti più evoluti.
L’altra vera alternativa è solo quella di affidare la gestione del gruppo ad un personaggio di livello talmente elevato da essere in grado di farsi ascoltare anche al massimo livello degli atleti presenti.
Ipotesi anche questa praticamente impossibile da perseguire, ma che è invece quella sulla quale cadono tutte le federazioni mondiali di tutti gli sport ove la struttura di vertice non sia solo di derivazione centrale: la ricerca del tecnico “messia” che possa essere “ascoltato” e seguito da tutti gli atleti nazionali di tutti i livelli rendendo così possibile la realizzazione dell’utopia: il CTF che funziona veramente.
Eccoci quindi al tiro con l’arco, Italiano e Mondiale, ed alla incessante ricerca del messia da parte di tutti i paesi che si sono organizzati il loro bel CTF.
L’elenco dei casi pratici raccontabili sarebbe immenso, ma ne prenderemo solo qualcuno a livello internazionale passando anche per le utopie di casa nostra.
Gli Americani hanno il loro CTF a Chula Vista, in California, sede del centro di allenamento Olimpico di tutti gli sport. Sole e caldo tutto l’anno, foresterie, mensa, palestre, campi, supporto medico , in pratica tutto quello che serve allo sport di alto livello.
Fino ad Atene 2004, gli atleti di alto livello del tiro con l’arco avevano il diritto di soggiornare al CTF per la preparazione invernale. Atleti quindi di ogni parte degli USA organizzavano individualmente il loro soggiorno al CTF in funzione delle loro necessità e vincoli specifici. Non c’era un vero e proprio allenatore nazionale là ad attenderli, a ma semplicemente una organizzazione in grado di supportarli nel loro allenamento.
Poi, Atene non dà medaglie, e la federazione USA, spinta dal Comitato Olimpico, assume un messia vero e proprio, il famoso Ki Sik Lee, il tecnico coreano che nei precedenti 6 anni ha allenato l’Australia con un Oro e un Bronzo individuali alle Olimpiadi 2000 e 2004.
Ma se si spendono soldi e tanti per assumere il messia, occorre poi dargli qualcosa da fare. Ecco quindi che l’intero sistema del CTF cambia. Si passa da atleti che soggiornano saltuariamente alla necessità di avere atleti residenti da mettere disposizione al neo allenatore. Vengono richieste le disponibilità, e alcuni degli atleti di medio livello accettano, come pure diversi giovani, ma nessuno dei “senatori “ della squadra. Nasce quindi la necessità di metter in piedi un sistema “misto” che consenta al CTF di funzionare, e comunque agli atleti “storici” di proseguire nella loro attività.
Superfluo dire che gli scontri di competenze e le incomprensioni generali regnano sovrane dal 2005 al 2007, quando la squadra femminile non si qualifica per Pechino. Cadono allora diverse teste di alto livello nella federazione, ma il sistema viene mantenuto, pur ridando spazio agli atleti non residenti nel CTF, che rimangono l’ossatura principale della squadra nazionale. Poi, comunque, gli americani continuano a mantenere per gli eventi principali, mondiali e olimpiadi, dei sani trials secchi pochissimo addomesticati, e le squadre che si confermano in continuazione sono al 90 percento sempre composte dai senatori non residenti. E così è ancora oggi, e sarà fino ai mondiali di Torino 2011. Poi, forse, cercheranno un altro messia, o chiuderanno l’esperimento.

(segue)

lunedì 16 novembre 2009

300

No, non siamo alle Termopili; Leonida ha già combattuto ed è morto con onore per difendere la Grecia dai Persiani e anche se nella leggenda della battaglia c’è la famosa citazione “Le nostre frecce oscureranno il sole” e la risposta di Leonida “ E allora combatteremo all’ombra”, questa volta parliamo di altre frecce e di altri 300, ovvero quelli che hanno partecipato ai Campionati Italiani di Campagna 2009 in Calabria. 300 soltanto…

Qualche giorno fa, letto l’articolo sugli ultimi campionati italiani FIARC sulla Rivista arco, magnificati come un clamoroso successo con oltre seicento partecipanti, mi è venuto in mente di contare quanti sono stati i partecipanti agli italiani FITARCO di Campagna 2009, e sommando tutti i presenti nella classifica individuale, mi è uscito un numero preciso e netto: erano stati esattamente 300.
Ma come, mi sono detto, vero che il luogo non era dei più raggiungibili e il periodo non molto adatto a prendere ferie, ma addirittura meno della metà che ai campionati FIARC? Forse perchè ora molti fanno 3D?
Sono allora andato contare i partecipanti ai campionati Fitarco 3D 2009, e il totale mi ha dato 244, peraltro con molti nomi identici presenti nei due campionati.
Diciamo quindi che nell’anno di grazia 2009, nonostante l’avvento del 3D in Fitarco, il numero dei partecipanti agli italiani FIARC in un’unica manifestazione ha largamente superato il numero complessivo dei partecipanti ai due campionati Italiani FITARCO equivalenti messi insieme.
Sono un vecchio arciere di campagna, e il tiro di campagna è stata la mia passione da sempre, a partire dal 1975 quando partecipai al mio primo Field del Campanone. Ho trasmesso la passione a mio figlio Michele, ho partecipato a centinaia di gare personalmente, l’ultima nel 2006, e ho allenato oltre una decina di Campioni Italiani della specialità in varie classi. E la situazione non mi va, soffro nel vedere il tiro con l’arco di campagna così bistrattato e penalizzato nella nostra Federazione, quando all’apparenza sembrerebbe invece godere di sostegno inusitato.
Ma se i giovani non partecipano più alle gare di campagna, i seniores olimpico sono sempre meno, l’arco olimpico è escluso dal 3D, le normative di qualificazione agli italiani di Campagna sono estremamente penalizzanti (quattro giorni di gara al minimo per qualificarsi, non alla portata di tutti) mentre quelle di partecipazione agli italiani 3D praticamente accettano tutti, le limitazioni di orari e di durata e di numerosità sui percorsi agli Italiani Field scoraggiano qualsiasi velleità di qualifica, le cose non vanno bene, vanno soprattutto sempre peggio.
Onore ai 300 che hanno molto speso per partecipare agli italiani di campagna 2009, ma l’insieme è da ripensare con urgenza, perché il trend tracciato in anni di penalizzazione indiretta è chiarissimo: il Field sta morendo in Fitarco come in FITA e come è in pratica quasi morto in IFAA e non è mai nato nella stessa FIARC. Il 3D ha preso il sopravvento in molte nazioni, e all’apparenza anche in Italia, ma per ora in quella rappresentata da FIARC soltanto.
Ma non si può pensare che il 3D cresca in Fitarco solo ed esclusivamente cannibalizzando le partecipazioni al Campagna tradizionale. Rischiamo di uccidere il vecchio amico cavallo senza ancora aver verificato se il nuovo ronzino riesce a correre da solo (senza le sovvenzioni federali per le costose sagome).
Continuare a limitare per regolamento e di fatto il numero dei partecipanti agli italiani Campagna mentre si incentiva in contemporanea direttamente e indirettamente la partecipazione agli italiani 3D per ora da risultati negativi in entrambi i settori e rende la FIARC vincente su tutti i fronti del confronto: organizzativo, di appeal, di presenza mediatica e di successo popolare.
Torniamo veramente ad incentivare il campagna a tutti i livelli, facciamo in modo che i prossimi campionati di campagna abbiano 800 partecipanti, perché i numeri Fitarco lo consentono e i cinque percorsi pure, ridiamo entusiasmo alle società e ai loro tesserati nella partecipazione al campagna, rifacciamo del campionato italiano di campagna un evento e non più la garetta che stanno diventando. Il 3D ne trarrà automaticamente benefici di traino indiretto senza bisogno di incentivi specifici e penalizzazioni del Field ancora più specifiche.
Facciamo veramente sì che quei 300 non siano gli ultimi.

mercoledì 11 novembre 2009

Tre uomini e una squadra /2

Ma tre uomini fanno una squadra?
Ieri ho voluto disquisire su alcuni, e solo alcuni, degli elementi che fanno di tre arcieri una squadra più o meno competitiva. Oggi invece mi voglio soffermare solo su uno di essi, che ho menzionato nella disquisizione sulla squadra Coreana di Ulsan: il livello assoluto dei membri della squadra.
Ma come misurare il livello assoluto di un arciere a livello mondiale?
I punteggi di picco che un arciere raggiunge in alcuni periodi della sua carriera non danno mai il livello assoluto reale da prendere in considerazione per compararne il valore con altri, ma solo il livello puntuale del momento. Un 1350 FITA tirato oggi da Giovanni non è comparabile con un 1350 tirato da Francesco domani se la gara si svolge … dopodomani. Vanno meglio i punteggi medi su due o più gare, o meglio ancora se si usano punteggi e risultati su un arco di tempo um più ampio, dove anche le inevitabili oscillazioni diventano parte del risultato misurabile.
Ma se si vuole tentare misurare il livello assoluto di una squadra in relazione alla sua competitività livello mondiale, la faccenda si fa parecchio tosta.
Ma dove ricavare un livello medio degli arcieri di una nazione misurato su n periodo di tempo significativo in modo assoluto?
Qualche giorno fa ho avuto l’intuizione della possibile soluzione. Ho scavato nel sito della FITA e ho trovato l’archivio storico delle World Rank List risalente fino al 2001.
La World Rank List della FITA, istituita nel 1998, classifica gli arcieri a livello individuale in base ad indici ponderati ricavati dalle competizioni internazionali ufficiali alle quali partecipano. Non da pertanto il livello puntuale dell’arciere, ma il suo livello di competitività negli scontri diretti mediato in modo ponderale su un arco di tempo minimo di un anno a base mobile.
Per chi volesse approfondire, le spiegazioni sono a:
World Ranking Calculation Rules
Ho quindi passato un po’ di tempo ad estrarre dall’archivio le posizioni nella Wolrd Rank List di tutti gli Italiani Olimpico Maschile calcolate tra Settembre e Ottobre di ogni anno.
Ho sommato le posizioni dei tre italiani nella liste che avevano fatto parte della squadra “ufficiale” olimpica FITARCO, e che in tutti gli anni tranne che nel 2009 coincidevano comunque anche con i primi tre italiani nella World Rank list.
Ho infilato quindi tutti i dati in un foglio di Excel, e ne ho ricavato il diagramma che riporto qui sotto.

La linea verde mare “Team” rappresenta quindi in questa analisi il livello di competitività assoluto della squadra italiana OL negli ultimi nove anni, come media delle posizioni dei suoi tre membri nella Wolrd rank list individuale.
La competitività della squadra, analizzata in questo modo, mostra chiaramente l’influenza di entrate ed uscite dalla squadra dei vari arcieri che l’hanno composta e può essere facilmente correlata ai risultati pratici della squadra stessa ottenuti sul campo.
Voglio ricordare per tutti alcuni momenti topici della nostra Nazionale:
  • 2001, mondiali di Pechino, seconda squadra assoluta dietro la Korea
  • 2002, Marco Galiazzo sostituisce Matteo Bisiani, Michele Frangilli vince gli Europei e la squadra è terza.
  • 2003, Michele Frangilli vince i Mondiali di New York e la squadra è terza e si qualifica per Atene
  • 2004, Marco Galiazzo vince gli Europei le Olimpiadi di Atene, la squadra vince gli Europei ma finisce settima ad Atene
  • 2005, un pessimo mondiale a Madrid, con la Squadra 12esima.
  • 2006, la squadra è terza agli Europei
  • 2007, la squadra è quinta ai mondiali di Lipsia e si qualifica per Pechino
  • 2008, Mauro Nespoli sostituisce Michele Frangilli, la squadra vince gli Europei ed è Argento alle Olimpiadi
  • 2009, la squadra è solo nona ai mondiali di Ulsan.
 Ovviamente sorge spontanea la domanda: ma come, una squadra mediamente di livello 10 non va a medaglia ad Atene, ed una di livello 22 fa l'Argento a Pechino?
La spiegazione è invece semplicissima: la misura della competitività della della squadra è sì di valore assoluto a livello mondiale, ma deve confrontarsi con la competitività ed il numero delle squadre presenti nella singola manifestazione.
Non ho il tempo e la voglia di andare a fare una simile analisi su tutte le altre squadre principali esistenti, ma potrebbe certamente farlo chi è retribuito per questo. Ma più semplicemente, voglio ricordare che ai Mondiali le squadre sono presenti tutte, agli Europei solo quelle Europee e alle Olimpidi solo quelle 12 che si erano qualificate. Molto piu’ facile un buon piazzamento alle Olimpiadi che ai Mondiali, e ancora più facile agli Europei.
Ma alle Olimpiadi si va per piazzamento entro le prime 8 dei mondiali, ed è solo la competitività ai mondiali che conta, a quel punto.
Vale inoltre la pena di ricordare che la posizione nella world rank list mondiale si conquista e si mantiene in pratica solo con le vittorie negli scontri nelle gare di prima categoria, quelle con coefficiente 80 o 100 che sono le Coppe del Mondo, gli Europei, i Mondiali e le Olimpiadi. Le altre gare come i Grand Prix hanno coefficienti molto più bassi, e quindi poco influenti sulla ranking. Ma per vincere scontri in quelle gare occorre inevitabilmente andarci, con i posti che sono ora solo tre nelle gare principali, e pertanto chi non ci va non può che precipitare nella world rank list, rendendo difficile l’interpretazione del potenziale reale della squadra a partire dal 2007.
Ma il risultato effettivo e il suo trend quello credo proprio sia misurabile in assoluto con il metodo descritto, e la curva risultante conferma inequivocabilmente i dubbi contenuti del mio articolo del 10 ottobre in vista (o svista) di Londra 2012.
Tre uomini fanno una squadra? Purtroppo in questo caso sì.


lunedì 9 novembre 2009

Tre uomini e una squadra

Ma tre uomini fanno una squadra? Nell’arcosfera, dove le squadre sono quelle del nostro sport, spesso si costruiscono squadre utilizzando le figurine degli arcieri come quelle Panini dei calciatori. Ci si dice: Giovanni fa spesso 580, Giorgio fa qualche volta 575, Giuseppe fa ogni tanto 585. Probabilmente insieme fanno 3 x 580 =1740 e magari vinciamo a squadre gli Italiani o gli Europei o i Mondiali o i Giochi interstellari…
Ho costruito e gestito decine e decine di squadre sia maschili che femminili di ogni livello e per gli obiettivi più svariati nella mia lunga esperienza di allenatore, e io pure nel 90 percento dei casi mi sono basato sullo stesso genere di considerazioni. Tre uomini(o tre donne, ovviamente) si sommano e fanno una squadra che dovrebbe essere il totale dei tre, e nell’ 80 % dei casi lo diviene.
Ma se la squadra che costruite è nell’atro 20 percento, allora le somme non funzionano più, e spesso possono trasformarsi, se la situazione non è ben gestita, in sottrazioni.
La zona grigia delle squadre è quella che viene generata dalla mancanza di fiducia reciproca tra i membri della squadra stessa.
Gli arcieri conoscono benissimo i loro compagni o potenziali compagni di squadra, ne conoscono bene i pregi e altrettanto bene i difetti. Giorgio è noto per fare frecce a destra sotto tensione, Giovanni “chiude “ il braccio dell’arco se deve accelerare e Giuseppe non è bravo a contromirare. Tutti e tre conoscono i pregi ed i difetti degli altri, tutti e tre tentano di fare del loro meglio sulla linea di tiro, tutti e tre hanno una paura folle che i loro sforzi vengano vanificati dagli errori degli altri. Tutti e tre hanno bisogno di credere che gli altri non sbaglieranno, per dare il meglio di se stessi. E tutti e tre devono avere assoluta fiducia nel Coach che li ha portati fino alla gara e li gestisce sulla linea di tiro. Tre uomini non fanno mai una squadra completa, perché anche il Coach è un elemento fondamentale, nel bene e nel male , del risultato della squadra. Ha scelto la squadra, ha allenato i suoi membri, ha testato tutte le possibili combinazioni di alternanza nel tiro, ha testato tutti i possibili rimpiazzi per ciascuno dei tre. O dovrebbe averlo fatto. Anche lui conosce tutti pregi e le debolezze dei tre, ed i tre conoscono benissimo le sue.
Il Coach ha deciso la squadra, ha guidato le selezioni per la stessa e comunque ha fatto in modo che le selezioni dessero il risultato al meglio simile a quello da lui desiderato. I tre lo sanno, e lo sanno anche le riserve e quelli esclusi. Tutti sanno tutto di tutti, pregi e difetti esasperati.
Ma quando viene la gara della verità, quella unica maledetta gara dove la Squadra deve andare sulla linea di tiro e DEVE fare il risultato a tutti i costi, i fattori positivi si sommano ed i negativi si sottraggono e nessuno può più barare. Se i tre hanno uno stato di forma comune, obiettivi ed entusiasmo comune e credono nel livello dei propri compagnie ed in quello del Coach che li guida, la somma dei loro talenti può diventare addirittura una moltiplicazione al di là delle aspettative.
Ma se i tre in cuor loro non ritengono i compagni di squadra adeguati al ruolo, non hanno rispetto del Coach e non ne seguono le indicazioni e si comportano esclusivamente come individui, cercando in primis e solo di salvare la propria faccia e distinguere il proprio risultato da quello della squadra, la squadra non esiste più, e la somma finale per il risultato sarà solo e soltanto casuale.
Ultima serie di tre frecce ad Ulsan tra Korea e Francia per l’Oro arco olimpico a squadre. I Francesi sono in vantaggio 193 a 192 e tirano per primi, ma fanno tre 9. Coreani devono fare 28 per pareggiare e 29 per vincere. Fanno invece tre 10. e vincono l’oro 222/220. La squadra Coreana ancora una volta dopo Pechino si dimostra capace della serie vincente quando serve. Tra di loro, tre campioni assoluti di livello quasi identico che lottano all’ultimo sangue con altri del loro stesso livello ogni anno per il posto nella squadra A, diventando poi ogni anno la squadra da battere, anno dopo anno, da sempre.
Un livello altissimo e costante, monitorato perfettamente da un Coach pure lui di alto livello, un metodo di selezione che non lascia spazio ai favoritismi, una progarmmazione della preparazione omogenea e perfetta che porta i membri della squadra ad esprimersi tutti al loro massimo contemporaneamente. A quel punto, tre uomini fanno una squadra, e il Coach è l’elemento coagulante dei tre, non quello disgregante.
Non sempre, però, tre uomini fanno una squadra

lunedì 2 novembre 2009

Roma, Dublino, Seul, e l’Illinois

È ormai Novembre ed è tempo di progetti e programmi per il futuro nell’arcosfera. E tempo di cose nuove.
A Roma si è concluso Domenica 1 il primo corso Allenatori del quadriennio Olimpico. Il primo e unico del quadriennio precedente si era tenuto lo scorso anno; tenerne uno il primo anno del quadriennio vuol dire che questa volta ne avremo più di uno soltanto, ed è bene.
Quattro atleti nazionali o ex nazionali hanno partecipato al corso. Daniele Bauro, Alberto Alciati, mia figlia Carla e la grande Natalia Valeva. Lo scorso anno avevano partecipato tantissimi altri appartenenti ai gruppi nazionali passati e presenti. Che così tanti nazionali si sentano di investire tempo e denaro nell’acquisizione del diploma di allenatore fa ben sperare per una maggiore disponibilità di tecnici qualificati per il futuro, ed è bene.
A Dublino i miei nazionali Irlandesi hanno partecipato nel weekend alla prima gara di calendario valida per la qualificazione agli Europei Indoor in Croazia nel Marzo 2010. Due Olimpici maschile hanno già messo in cascina il primo risultato utile sopra i minimi che ho loro imposto, ed è bene.
Elena Tonetta e Amedeo Tonelli partiranno il 12 per Seul dove, a proprie spese, verranno allenati per oltre un mese da tecnici Coreani. Fanno un investimento personale rilevante alla evidente ricerca di un supporto che in Italia a loro manca, ed è bene.
Mio figlio Michele è partito questa mattina per gli USA, in direzione di un piccolo paesino dell’Illinois. Invitato dall’amico Vic Wunderle, va ad unirsi allo stesso e agli altri nazionali USA Brady Ellison e a Staten Holmes, per provare finalmente una cosa che gli mancava tra innumerevoli esperienze nell’arcosfera: la caccia con l’arco. Una pausa con il compound da caccia in un mondo completamente diverso e sconosciuto. Tornerà a metà mese, con forse sulla coscienza qualche animale morto ma sicuramente con i benefici di un vero e proprio “stacco” dal mondo del tiro con l’arco come lo ha conosciuto finora, ed è bene.
Nuove cose accadono nell’arcosfera, ed è bene…….

domenica 25 ottobre 2009

Rappresentano chi?

Da un po' di anni , da quando la famigerata riforma del CONI firmata Melandri ha sconvolto la vita e la realtà del CONI stesso, ma purtroppo anche di tutte le Federazioni sportive, FITARCO inclusa, ci siamo ritrovati con le categorie degli Atleti e dei Tecnici obbligatoriamente rappresentate nei vari consigli, dal Provinciale al Regionale al Nazionale, ed elette dai rappresentanti delle stesse categorie provenienti dalle società, a loro volta portatori di voti assegnati con formule assolutamente astruse.
Un baillame di calcoli, assemblee separate., elezioni particolari, votazioni splittate con l'unico scopo di eleggere ai vari livelli i detti rappresentanti di Tecnici e Atleti. Un costo gestionale supplementare incredibile per la Federazione, un costo reale diretto per le tasche delle società e dei loro rappresentanti che si sono trovati triplicati gli obblighi di partecipazione alle assemblee ed i relativi costi, senza alcun beneficio di ritorno.
E' vera espansione della democrazia? Ma non facciamo ridere, sappiamo tutti che i rappresentanti di tecnici ed atleti delle società sono quasi sempre eletti o nominati per esclusione (non lo puoi fare tu perché sei già presidente, non lo può fare lui perché è già consigliere, allora lo fai tu...), che i rappresentanti così eletti non vorrebbero mi andare a rappresentare nessuno perché è una perdita di tempo(vero!) e di soldi (vero!), e che comunque se alla fine vengono “costretti” ad andare alle assemblee, ricevono rigorose istruzioni su chi votare in funzione degli impegni specifici locali o nazionali della propria società.
E i candidati alla rappresentanza a livello regionale? Spudoratamente designati a puro livello di disponibilità pratica o semplicemente di accettabilità politica (politica Fitarco, ovviamente, non quella vera).
Per i candidati a livello nazionale, ancora peggio. Le candidature vengono designate esclusivamente a livello politico, e le caselle vengono riempite solo in funzione del “Manuale Cencelli” della Fitarco, per il quale che uno rappresenti veramente la propria categoria non ha nessuna importanza, ma che debba rappresentare esclusivamente chi lo fa eleggere è fondamentale.
Per bontà di animo, riconosco comunque che almeno i rappresentanti dei Tecnici vengono generalmente eletti tra tecnici di nota statura locale o nazionale, Eletti con voti gestiti politicamente, ma almeno eletti in una rosa di nomi rappresentativi, almeno all'apparenza, della categoria.
Ben altro discorso va purtroppo fatto sui rappresentanti degli atleti. In Fitarco, si sa, siamo TUTTI qualificati anche come Atleti, e quindi possiamo ambire all'elettorato attivo e passivo indistintamente senza soluzione di continuità. Va da sé che praticamente qualsiasi tesserato può essere eletto come rappresentante degli atleti, magari continuando a rimanere nella carica elettiva nella quale era sto eletto come dirigente nel quadriennio precedente, e viceversa.
Ma, eletto nel consiglio provinciale, regionale o nazionale, rappresenta veramente chi?
Ovviamente, solo chi l'ha fatto eleggere e certamente non la fantomatica categoria degli Atleti, visto che tutti,, come detto, sono Atleti. Sono posti dirigenziali fittizi assegnati in modo anomalo in base ad uno statuto assurdo e formule ancora più assurde.
Il peggio del peggio comunque della riforma Melandri comunque non è questo, ma il fatto che questa assurda rappresentanza fittizia ha di fatto “eliminato” dai consigli locali e soprattutto dal Consiglio Federale la rappresentanza degli atleti di alto livello, gli unici veri “atleti” della Fitarco, che eleggevano precedentemente esclusivamente all'interno degli appartenenti ai Gruppi Nazionali (comunque, oltre 60 Atleti ogni anno) un loro rappresentante in Consiglio Federale. E i rappresentanti così eletti dalla varie federazioni eleggevano a loro volta i loro rappresentanti nel consiglio nazionale del CONI. Le istanze quindi degli atleti di vertice di tutte le federazioni avevano quindi il loro canale verso i vertici assoluti dello sport federale e nazionale, e viceversa.
Purtroppo, la riforma Melandri è partita sull'argomento da presupposti di tipo, consentitemi la parola, squisitamente comunisti. NON esistono atleti di vertice, ma solo Atleti, senza considerare che chi fa attività amatoriale e chi fa attività di alto livello sono due categorie competamente separte in mondi che spesso neppure si parlano.
Il risultato attuale è che gli atleti di vertice italiano in praticamente tutte le discipline minori sono tornati a non avere più nessuna voce reale verso i vertici federali al di fuori delle semplici relazioni personali, e questo, purtroppo è una delle cause del decadimento generale del livello tecnico assoluto. Non la principale, ma certo una componente dello stesso.
Si può rimediare? Certo che si può, e se la strada della modifica statutaria per ridefinire l'elettorato attivo e passivo della categoria degli Atleti può essere difficile per le solite opposizioni fantasiose del CONI, nulla vieta alla FITARCO di aggiungere al proprio statuto, di nuovo, la figura del rappresentante degli Atleti di Vertice, che viene eletto dagli stessi e che siede in Consiglio Federale senza diritto di voto. Si tratta solo di decidere di farlo e, sopratutto, di volerlo fare veramente.
Chissà che l'assemblea di Febbraio 2010 non regali agli Atleti Nazionali nuovamente una loro rappresentanza in Consiglio Federale.
Anni fa, la rappresentanza fu imposta dal CONI, e certo non gradita dalla struttura centrale, am principalmente subita.
Nell'ultimo consiglio federale Fitarco prima della famigerata riforma Melandri, sedeva senza diritto di voto Maria Rachele Testa. Rachele, ex appartenete alle squadre nazionali Olimpico ed Olimpionica a Barcellona nel 1992, svolgeva egregiamente il suo ruolo di collegamento tra gli Atleti nazionali che l'avevano eletta e il Consiglio Federale, pur non avendo diritto di voto e faceva anche parte della commissione nazionale CONI per le Donne nello Sport, rappresentando i nostri Atleti anche in quella prestigiosa sede. Nel 2002, dopo il buio periodo del commissarimento FITARCO da parte CONI, si candidò alla Presidenza della Fitarco. Ottenne solo l'8% dei voti, principalmente da parte degli Atelti che aveva degnamente rappresentato fino ad allora, e semplicemente scomparve dal mondo Fitarco.
Maria Rachele Testa ci ha definitivamente lasciato lo scorso settembre stroncata da un male incurabile. E' stata l'ultima vera rappresentante degli Atleti Azzurri FITARCO.
I rappresentanti attuali degli Atleti rappresentano chi?

lunedì 19 ottobre 2009

Se non crediamo noi..

Il calcio continua a non accettare mezzi elettronici per risolvere situazioni arbitrali direttamente in campo, e la regola del fuorigioco continua a generare infinite possibilità di interpretazione senza arrivare alla soluzione reale: l’abolizione.
Le regole del calcio non cambiano, e sono ormai ben oltre i 100 anni che sono sempre le stesse.
Il tiro con l’arco ha alcune regole generiche che sono le stesse al massimo da una quarantina d’anni. La gara della FITA che ha le stesse regole sulle distanze uomini e donne da più lungo tempo è proprio il FITA Round, che risale agli anni 50… Tutte le altre regole e regolamenti sono in continua evoluzione, e lo stesso FITA round non si tira più, oggigiorno, con le stesse regole degli anni 50, ma neppure con quelle degli anni 80…
Recentemente, la FITA ha cambiato logo, se non addirittura nome. Il famoso logo con le foglie di alloro attorno al bersaglio a cinque colori è stato sostituto da quattro quadrati irregolari dai colori giapponesizzanti ( i giapponesi amano i colori pastello) che iscrivono un arco e un afreccia stilizzata. E il nuovo logo “deve” essere accompagnato dalla scritta “World Archery”, mentre la scritta FITA non c'è più. Che la FIFA vada presto a chiamrsi "World Soccer" ?
L’Olympic Round, nato nel 1991, è finalmente morto ufficialmente al congresso 2009, dopo 18 anni di vita, e senza neppure un anno di sperimentazione per la formula che lo va a sostituire.
E mi fermo.
Uno sport universale ha secondo molti il diritto di qualificarsi tale se le sue regole sono note e stabili da almeno cento anni o oltre. Ma sembra che questa regola sia ormai appannaggio solo degli sport “ricchi”, come il calcio, e i golf .
Tutti gli altri, i cosiddetti sport minori, ovvero praticamente TUTTI gli altri sport, continuano a cambiare regole e spesso persino identità all’inseguimento dell’araba fenice della visibilità televisiva, senza neppure rendersi conto che la loro esistenza è inevitabilmente e per sempre legata ai praticanti dello sport, non agli spettatori.
E per trovare nuovi praticanti per il tiro con l’arco, la soluzione non è inventare per ciascun nuovo iscritto un nuovo tipo di gara con un nuovo bersaglio e nuove regole. Magri con una nuova organizzazione sotto un nuovo nome.
La soluzione è ridurre la tipologia delle gare, il numero delle classi e i tipi di arco, ma aumentare i riscontri comuni alle tipologie sopravvissute, non ridurle. Creare identità, non divisioni.
Un set di regole, un solo mondo, un solo bersaglio.
Una identità ormai perduta per il tiro con l’arco della FITA.
Se non crediamo noi nelle nostra identità, perché altri dovrebbero?

giovedì 15 ottobre 2009

Sognando una rivista vera

L'ultimo numero di Arcieri mi ha riportato a sognare una rivista vera dedicata al tiro con l'arco.
Una rivista con articoli dove si parla veramente di cosa è successo, si raccontano storie, si pubblicano interviste, si confrontano opinioni, si pubblicano belle foto, si rimanda per approfondimenti ad un sito Web, si riceve la posta dei lettori e si ricercano gli esperti per rispondere alle domande.
Insomma, una rivista vera.
Non ce ne sono molte nel mondo, e la migliore in assoluto è Bogensport, piuttosto poco fruibile visto che è strettamente in lingua tedesca. Poi, Archery, ma è addirittura in Giapponese, e finalmente The Bow ultima versione, l'unica in Inglese che risponde ai requisiti o almeno ci prova.
Le altre, o sono bollettini delle federazioni, anche belli a volte (Tir a l'Arc),  o sono brutte e dilettantesche.
Da sempre incontro Andrè Gregg di Bogensport e Yoshi Komatsu di Archery a tutte le manifestazioni internazionali di tiro con l'arco, ed ovviamnte erano anche ad Ulsan con tanto di Eos e zoom da 1000x. Laurence Frere , addetta stampa della federazione Francese, era a Ulsan a fare gli articoli in tempo reale per Tir a l'Arc.
Scommettiamo che gli articoli su Arcieri e su Arco a proposito di Ulsan saranno scritti dai soliti nomi, e saranno al solito pressocchè identici tra di loro? Che le foto saranno le solite formato cartolina fatte dai partecipanti Italiani perchè per averne di buone occorre comperarle dai professionisti presenti o farsele regalare dalla FITA? Che la foto di gruppo verrà pubblicata in formato mignon 30 x  20 mm in mezzo ai risultati (esempio: foto di tutti imedagliati a Torino Targa 2009)?
Che la cronaca della gara sarà la solita piu' o meno così:
- Siamo arrivati
- Qualcuno ha perso la valigia
- Abbiamo gareggiato
- "A" e' arrivato "X", "B" è arrivato "Y", "C" ha perso di misura contro il fortissimo "Z"
- La sfortuna di aver incontrato  "N" troppo presto
- Il risultato non corrisponde alle aspettative ma lavoriamo per il futuro
Ricordate quei cilindri di cartone con tante frasi d'amore generiche su sezioni mobili successive che si trovavano nelle cartolerie e negozietti anni fa, e che servivano a creare lettere d'amore sempre nuove con frasi già fatte?
Sono certo che un qualsiasi programmatore, persino il sottoscritto se rispolvera un po' di Basic, può  preparare un programmino che genera in automatico gli articoli di Arcieri per qualsiasi manifestazione passata, presente e futura. Con un centinaio di parmetri base e altrettante frasi si possono costruire articoli perfetti in stile "Arcieri " senza alcuno sforzo se non quello di inserire i parametri iniziali, tipo logo, partecipanti, risultati, avversari delgi azzurri, date e il famoso campo "Chi ha perso la valigia questa volta?" che non deve assolutamente mancare.
Per la firma,  un bel generatore di nomi casuali puo' dare un tocco di novità ai contenuti.
Sognando una rivista vera.

mercoledì 14 ottobre 2009

Arbitri tiratori

Qualche volta si danno per scontate nel tiro con l'arco regole che non esistono.
Una di queste è quella che l'arbitro non possa partecipare come tiratore alla gara che sta arbitrando.
Sono venuto sull'argomento a Ulsan con Morten Willman, Chairman del Judge Committee della FITA, e lo stesso mi ha confermato che tale regola non esiste. E' anzi normale nel suo paese, la Norvegia, che l'arbitro sia anche tiratore nella gara che arbitra.
In effetti, quando il tiro con l'arco era uno sport non influenzato dalle regole del CONI (o dovrei dire da quelle del Calcio?), i regolamenti FITARCO consentivano esplicitamente, in assenza dell'arbitro ufficialmente designato,  che l'arbitro venisse eletto dai partecipanti alla gara tra loro stessi, identificando il più esperto in regolamenti presente che si assumeva anche l'onere di dirimere le controversie sui punti da assegnare e sui regolamenti stessi.
Il fatto che la registrazione dei punteggi sia ancor oggi effettuata da due scoristi auto-nominati tra i tiratori dello stesso beraglio, e che gli stessi siano anche giudici su alcune situazioni particolari nel targa e lo siano in toto nel campagna non è che l'attuale realtà della vecchia regola.
Ma dove, nei regolamenti FITARCO, è scritto che l'arbitro non può proprio partecipare all a gara che arbitra? Non è scritto nei regolamenti FITA, che mi risulti, e nei regolamenti FITARCO non l'ho trovato.
Qualcuno mi aiuta?

martedì 13 ottobre 2009

Un iraniano in ascensore

5 settembre 2009, ora di colazione, Ulsan, Korea. Gli Olimpici hanno tirato il il FITA di qualificazione dei Mondiali il giorno prima, i compound  iniziano le eliminatorie questa mattina e sono già tutti al campo di tiro.
L'ascensore lascia il decimo piano dell'hotel Hyundai. Dentro, il sottoscritto, un alteta olimpico della nazionale italiana e un atleta olimpico iraniano. Un saluto tra italiani, poi saluti di cortesia all'iraniano. Gli chiedo come è andato il FITA di qualificazione del giorno prima. Non parla bene l'inglese, ma si capisce chiarmente che non è contento del risultato perchè si è classificato solo 24esimo. "Ma quanto hai fatto?" chiede l'italiano.
1333, è la risposta della faccia triste. L'atleta italiano è un po scioccato... mi dice "mi sarei aspettato gli iraniani sul 1270..". Rispondo "sul  1270 ci sono per ora gli Iralndesi, purtroppo per me". Chiedo all'iraniano se hanno ancora il coach Koreano e da quanto. Sì, e sono quasi 5 anni. Una coppia, e l'uomo allena gli uomini e la moglie allena le donne. Alla World Cup di Varese che ho organizzato nel 2007 non avevano fatto granchè, ma evidentemente il tempo passa.
L'ascensore arriva a piano terra.
L'umore pure.

lunedì 12 ottobre 2009

Archi o balestre?

Nel film di Martinelli "Barbarossa" tutti usano balestre, sia per la caccia che per la guerra. Solo ad un certo punto, Alberto da Giussano sbuca nella foresta con arco e frecce nella faretra sulla schiena, imitazione Robin Hood, ma non lo usa mai...
Ma nell'assedio di Milano e nella battaglia di Legnano si usarono più archi o balestre?

domenica 11 ottobre 2009

Coppa Europa per Club da rifare

Archiviata oggi a Madrid la seconda edizione della Coppa Europa per Club, c'è da chiedersi se ci sarà mai una terza edizione.
Scarsa la partecipazione, cinque podi su sei alle squadre francesi, una organizzazione ed una trasferta costose per una formula che evidentemente non funziona.
Le speranze dopo la prima edizione a Moliet nel 2008 erano state tante, ma era evidente che la formula richiedeva urgenti ritocchi per tentare di salvare la seconda edizione, imprudentemente assegnata troppo velocemente a Madrid. Invece, nessuna correzzione alla formula e inevitabile calo di partecipazioni e di interesse generale.
Troppo difficile formare le squadre, troppo costoso partecipare, scarsa competitività generale contro le squadre francesi che considerano la Coppa Europa il proseguio del loro campionato di Divisione Naizonale A. Una formula studiata dai francesi per far vincere inevitabilmente i francesi.
Se alcuni club francesi hanno budget vicini ai 200,000 Euro, se tutti organizzano raduni "pre coppa" con spese pagate ai loro atleti, se formano le squadre ogni fine anno con un vero arco - mercato e se tutti hanno almeno 4 titolari e un paio di riserve per affrontare il campionato nazionale ( e hanno tre divisioni per lo stesso) , mi volete dire chi si può permettere, non solo in Italia, di tentare di competere?
Per l'Italia, senza regole un po' piu' flessibili nella formazione delle squadre e senza una sovvenzione FITARCO, magari alle prime 4 squadre assolute degli italiani targa, è e sarà game over.
Comunque, speriamo che l'Emau riveda in toto l'evento, altrimenti la terza edizione pottrebbe essere inglobata direttamnte nella finale francese di divisione nazionale A....

venerdì 9 ottobre 2009

Ma i tiratori compound sono felici?

Lentamente, man mano che le informazioni disponibili vengono filtrate e finalmente "lette" nel loro reale significato, i tiratori compound a livello mondiale si stanno rendendo conto che il tiro con l'arco come loro lo hanno interpretato fino ad oggi è morto.
Tra due anni, a modifiche completate:
- non tireranno più a 70 mt
- non tireranno più la gara FITA
- tireranno sempre e solo su doppi bersagli a 50 in qualificazione e su hit and miss nelle eliminatorie
- I mondiali compound diventeranno eventi separati.
La FITA ha forzato i cambi per erendere più diverso possibile il compound come specialità dall'olimpico, suggerendo che questa è la via per arrivare più facilmente alle Olimpiadi.
Ovviamente non è vero, è solo la via per liberarsi definittivamnte del problema compound. Un po' come fatto a suo tempo con la distruzione sistematica dello Ski Arc, il processo si ripete.
1) si prende una disciplina già affermata e con regole stabili da anni, e si dice che così non può andare alle olimpiadi (invernali per lo ski-arc)
2) si definisce che le regole non vanno bene per lo spettacolo
3) si cambia tutto, ma proprio tutto delle regole
4) si azzerano titoli, record e storicità della disciplina
5) si organizzano gare completamente separate e completamente nuove per la disciplina, affermando che comunque vanno provate per almeno un quadriennio per "metterle a punto"
6) si dà un po' di supporto alle nuove gare
7) si lascia che molti abbandonino e i pochi rimasti vadano alle nuove gare
8) si toglie il supporto alle nuove gare
9) la disciplina ritorna indietro di 10 anni, tutto viene cancellato e si ricomincia, forse, da capo.
La parte interessante della storia dello Ski Arc è che gli addetti ai lavori furono i più entusuasti nei cambiamenti, visto che le premesse erano più TV, più soldi e Olimpiadi.
Ora, i pìù entusiasti sono sono proprio gli Olandesi che pilotano i cambi delle regole.
Scommettiamo che va a finire allo stesso modo?

Ma i tirtori compound a livello mondiale sono felici delle nuove regole?

giovedì 8 ottobre 2009

Olimpiadi 2012

Una lunga chiaccherata questa mattina con un consigliere Fitarco. A voce alta, ho espresso quello che penso e temo pensino ormai in molti, nostri atleti di alto livello compreso. A Londra 2012 ci andremo solo come turisti con la squadra maschile, forse con la femminile.
Parlando a voce alta ho dovuto ammettere che non vedo nessuna speranza di una risalita dalla parabola discendente iniziata ormai da due anni dalla nostra squadra maschile. Mancano gli stimoli, manca qualsiasi tipo di programmazione, manca una visione, un progetto. In particolare, mancano gli uomini, Atleti, Tecnici e Dirigenti che abbiano come reale priorità il vincere a Londra, non il semplice vivacchiare, difendere le proprie scelte errate e sperare nello stellone italico.
Siamo tornati ai tristi anni dove l'obiettivo era qualificarsi per la trasfertuccia o metter al sicuro la propria posizione, non tentare di ottenere una medaglia Olimpica. Anni che ho vissuto fino al 92, e sto rivedendo come il replay di un film al ralllentatore in bianco e nero. O solo in nero.
Siamo alla fine di un ciclo che ha almeno quattro o cinque anni di errori alla propria base, e probabilmnte con la necessità di altrettanti per ritornare almeno al punto di partenza.
Ma la FITARCo non sta cambiando nulla, anzi, sembra accellerare il tutto nelle direzioni più erronee possibili. Il CONI, che dovrebbe sorvegliare sulla preparazione olimpica, probabilmente neppure si è accorto delle tragiche condizioni tecniche in cui siamo. Ogden e Ulsan sono volati via, l'obiettivo ufficiale dichiarato sono gli Europei Targa 2010, per il 2012 rimane solo un "progetto" di cui neppure si conoscono i contenuti e le finalità. Forse, ormai, solo turistiche.
Come DT dell'Irlanda, ho concordato gli obiettivi con il consiglio direttivo, ho delineato una pianificazione dettagliata degli step per tentare di raggiungerli in base alle limitatissime risorse disponibili, e il piano e' finalizzato solo a Torino 2011, dove ci si giocherà la qualificazione per Londra. A me, e a nessuno di quelli che fanno il mio mestiere al mondo fuori dall'Italia, frega assolutamente nulla degli Europei 2010 e ancora meno di una Coppa del Mondo che fa felice chi la vince (tanti soldi), ma a livello di Nazionali è quantomeno inutile, se non addirittura deleteria in proiezione 2011.
Ma io vedo le cose dall'Irlanda, oramai, e non non sono il solo.
Forza, TRAP !

vittarco

Cronosfera, stratosfera, atmosfera, arcosfera

Ho fatto trascorrere oltre un anno dalla creazione del blog a nome arcosfera, senza mai postare nulla. Era una idea nata per diffondere idee e pensieri. L'ho pensata subito superata dai forum e da Facebook...
Non è vero, e me ne sono reso conto definitivamente, anche se con colpevole ritardo.
Eccomi qui quindi nella sfera dell'arco a parlare un po' di tutto, passato, presente e futuro del tiro con l'arco compresi.
Il luogo per la filosofia, per i progetti, per i ricordi e per le citazioni. Non per le discussioni, ma per le proposte.

Arcosfera .......